Pedagogia Moderna in Italia e Positivismo

In Italia nei decenni di metà ottocento, con la formazione dell'Italia unita il paese arriva a fare i conti con svariate difficoltà come ad esempio la diffusa ignoranza e l'analfabetismo che portavano a concepire la scuola come un obbligo analogo al servizio militare. La diffidenza nei confronti della scuola era presente anche nella classe dirigente che temeva che l'alfabetizzazione di massa potesse portare a squilibri sociali.
Fatta l'Italia, andavano fatti gli Italiani.

Giuseppe Mazzini


Mazzini riteneva che il rinnovamento politico dell'Italia fosse una questione di prima importanza soprattutto nell'educazione. Nel 1805 fondò la Giovine Italia e in seguito la Giovine Europa; scopo della prima era quello di creare una generazione di patrioti non solo cospiratori ma promotori di nuovi sentimenti nazionalisti. Intorno al 1840 si trasferisce in Inghilterra dove gestisce iniziative di sensibilizzazione ai problemi dell'Italia. Dal '47 all'unificazione partecipò alle vicende Italiane e poi torna in Inghilterra e infine muore a Pisa durante uno dei suoi viaggi clandestini nel 1872.
Il fine dell'educazione era quello di creare il sentimento nazionalista nell'allievo, esigenza che Mazzini tradusse in “religione civile”. Consueto nel pensiero Mazziniano era il binomio “pensiero azione” ovvero una consuetudine al solidarietà e al sacrificio personale ma soprattutto al sentimento del dovere. L'educazione era dunque finalizzata alla partecipazione democratica. I doveri di ogni giovane derivavano dal rispetto della tradizione nazionale che andava trasmessa tramite l'educazione. Per Mazzini era importante evitare un pluralismo di pensieri per evitare la possibile divisione all'interno della nazione, non c'è umanità se non c'è patria.
Antonio Rosmini
Filosofo e uomo di Chiesa, fondò l'istituto di carità a Domodossola in Piemonte e nel 1836 si trasferì definitivamente a Stresa dove intrattenne dialoghi con intellettuali e politici. Il filosofo si sforzò di elaborare volto a superare sia il relativismo sia il soggettivismo in modo da salvaguardare la dimensione trascendente della religione. Seguendo questo intento riordinò il sapere e vi pose al centro la persona umana fulcro del suo pensiero filosofico nella quale dio è un valore intrinseco.
L'uomo è costituito dalla sua capacità di intendere, volere, sentire. Queste tre parti formano una perfetta unità e la dimensione morale rappresenta la via per il perfezionamento dell'uomo. Perfezionando la volontà si perfeziona tutto l'uomo. Il compito della pedagogia è stabilire una gerarchia di beni e le relazione che intercorrono fra essi e porvi al vertice la morale religiosa unico bene assoluto dell'uomo. La centralità affidata alla chiesa implicava che essa si distaccasse dal potere per iniziare una missione al servizio dell'uomo inoltre se l'educazione serviva a perfezionare l'uomo allora rappresentava un diritto inalienabile della persona a qualunque ceto essa appartenesse. La mente del bambino per Rosmini non era una tabula rasa ma bisognava tener conto delle esperienze pregresse del bambino in modo da rendere più efficiente l'educazione. Rosmini elaboro la legge della gradazione per trovare un metodo universale per facilitare i processi di scolarizzazione dei ceti popolari.

Don Giovanni Bosco


Don Bosco aprì nella periferia di Torino un oratorio per giovani, un luogo di educazione e formazione religiosa che fu l'incipit per la formazione della società Salesiana nel 1859. Il principio guida dell'educazione di Don Bosco era la prevenzione. Il sacerdote era convinto che curandosi dei giovani si sarebbe prevenuto il disordine morale e la successiva, necessaria, correzione. L'educazione si basava inoltra sulla capacità dell'educatore di essere amorevole e in grado di comprendere i ragazzi entrandovi in sintonia.

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