IL FENOMENO IN ITALIA








Il principale artefice della pedagogia infantile in Italia fu 
Ferrante Aporti. Egli infatti poneva molta attenzione nella formazione precoce dei bambini piccoli. Secondo la sua opinione, le difficoltà riscontrate nelle classi prime delle scuole elementari erano date da una cattiva formazione precedente e dalle cattive informazioni raccolte in famiglia, oltre che dal ambiente malsano delle aule stesse. Dunque, egli proponeva  un'anticipazione della scuola elementare, destinata ai bambini dai due anni e mezzo, fino ai sei.  Il programma di questi potenziali istituti, proponeva una buona assistenza materiale ai fanciulli, ma sopratutto mirava alla loro formazione morale, fisica ed intellettuale.

Per molti versi, il programma di Aporti appariva molto simile a quello di Welderspin, sopratutto nella concezione della religione come base dell'educazione morale,  la valorizzazione dello spirito imitativo di figure esemplari e l'importanza dell'esercizio fisico.

Emergono però alcune differenze: Aporti fu molto più attento all'utilizzo appropriato della lingua da parte dei bambini, i quali dovevano sviluppare le loro capacità grammaticali; insistette inoltre sulla pulizia, sulla cura del corpo, del vestiario e dell'alimentazione. Inoltre, al contrario del modello inglese, Aporti escludeva completamente le punizioni, quali potevano essere privazioni del cibo, del gioco, isolamento dai compagni, ecc.

Inizialmente il modello scolastico di Aporti  di istituto pre scolastico, nel quale venivano apprese già in tenera età le fondamenta del sapere, ebbe molto successo: era in atto la prima rivoluzione industriale, durante la quale i bambini iniziavano a lavorare già da molto piccoli, dunque un'iniziativa del genere costituiva la loro unica possibilità di imparare tali saperi; conosce però il suo declino quando subentrò l'esperienza dei giardini dell'infanzia di Fröbel, più attenti alle necessità psicologiche dei bambini.

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